"Il consumo della carne è parte
di una catena alimentare a grande rischio e che se non verranno presi
provvedimenti tesi a ridurne la quantità, potrà causare danni ambientali
irreversibili", afferma Mark Sutton, ricercatore capo del panel Onu per l'ambiente (Unep), presentando uno studio sugli impatti climatici del sempre crescente consumo di carne.
Un consumo che continua a impennare, grazie anche alla crescita del reddito medio di alcuni paesi, come il caso esemplare dell'India, storicamente nazione "vegetariana" per eccellenza, che sta adeguando i suoi usi e costumi a quelli occidentali.
"Prima - spiega il cliente di un locale carnivoro - molte persone la
mangiavano solo a casa, la gente non se la sarebbe mai sentita di farlo
in pubblico". "Molte cucine straniere stanno arrivando in India -
aggiunge un altro consumatore - arrivano gli spagnoli, i francesi. Loro
hanno molti piatti non vegetariani, e quindi se vuoi provare queste
cucine devi essere pronto anche a mangiare carne". (
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Secondo Sutton e il suo staff alle Nazioni Unite, "solo una o due generazioni fa, nei paesi ricchi il consumo fosse più
limitato mentre oggi si è arrivati a diete che fanno della carne un
alimento di tutti giorni. Questo ha comportato ad un aumento molto forte
degli allevamenti intensivi deviando una grande quantità di grano
destinato alla alimentazione umana a quella animale. L’incremento delle
coltivazioni di cereali per uso animale ha naturalmete aumentato l’uso
di fertilizzanti, pesticidi ed erbicidi ed acqua, causando secondo gli
scienziati dell’Unep un corto circuito terra-acqua-aria che dannoso per
la salute umana.
Tra l’altro questo cocktai micidiale si ritrova nei mari dove causa
l’aumento delle alghe e morie di pesci, minaccia gli ecosistemi anfibi e
le api". (
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L'altro fronte della sostenibilità è quello dell'aumento incontrollabile del presso del cibo di prima necessità. Il fenomeno ha radici nello scorso decennio, ed è destinato a dominare gli equilibri globali nei prossimi decenni.
"Tutto è cambiato nel 2007-08 con il primo dei molti scossoni ai prezzi
delle materie prime. L’uso negli Stati Uniti di prodotti agricoli per la
produzione di combustibile ha fatto impennare il prezzo degli oli di
mais, di palma e di barbabietola, e i mercati hanno avvertito la
pressione della crescente domanda di carne dei paesi emergenti. Il
consumo procapite di carne nella sola Cina è quadruplicato dal 1960 a
oggi", scrive John Gapper sul Financial Times (
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