Un consumo che continua a impennare, grazie anche alla crescita del reddito medio di alcuni paesi, come il caso esemplare dell'India, storicamente nazione "vegetariana" per eccellenza, che sta adeguando i suoi usi e costumi a quelli occidentali.
Secondo Sutton e il suo staff alle Nazioni Unite, "solo una o due generazioni fa, nei paesi ricchi il consumo fosse più limitato mentre oggi si è arrivati a diete che fanno della carne un alimento di tutti giorni. Questo ha comportato ad un aumento molto forte degli allevamenti intensivi deviando una grande quantità di grano destinato alla alimentazione umana a quella animale. L’incremento delle coltivazioni di cereali per uso animale ha naturalmete aumentato l’uso di fertilizzanti, pesticidi ed erbicidi ed acqua, causando secondo gli scienziati dell’Unep un corto circuito terra-acqua-aria che dannoso per la salute umana.
Tra l’altro questo cocktai micidiale si ritrova nei mari dove causa l’aumento delle alghe e morie di pesci, minaccia gli ecosistemi anfibi e le api". (leggi tutto sul sito dell'AdnKronos)
L'altro fronte della sostenibilità è quello dell'aumento incontrollabile del presso del cibo di prima necessità. Il fenomeno ha radici nello scorso decennio, ed è destinato a dominare gli equilibri globali nei prossimi decenni.
"Tutto è cambiato nel 2007-08 con il primo dei molti scossoni ai prezzi delle materie prime. L’uso negli Stati Uniti di prodotti agricoli per la produzione di combustibile ha fatto impennare il prezzo degli oli di mais, di palma e di barbabietola, e i mercati hanno avvertito la pressione della crescente domanda di carne dei paesi emergenti. Il consumo procapite di carne nella sola Cina è quadruplicato dal 1960 a oggi", scrive John Gapper sul Financial Times (leggi tutto su PressEurop.eu)
No comments:
Post a Comment