"I taccuini su cui Ilaria aveva preso degli
appunti, per esempio. In uno c'erano scritte molte cose: i 1400
miliardi di lire della Cooperazione italiana; la strada Garore-Bosaso,
fatta sempre dalla nostra Cooperazione; il nome di Mugne, l'armatore di
una flottiglia italo-somala; quello di Marocchino, l'imprenditore che
gestiva l'approvvigionamento delle nostre truppe. Ilaria indagava sul
traffico di rifiuti e cercava risposte sullo scandalo che coinvolgeva il
nostro ministero degli Esteri, quello della Difesa, i nostri Servizi,
le società coinvolte nello scambio armi-rifiuti. Noi fomentavamo una
guerra che eravamo andati a placare. Lo scandalo era enorme. Soprattutto
in quell'epoca. Oggi siamo abituati a tutto...".
"Mia figlia era stata per sette volte in Somalia. Aveva chiesto di restare ancora qualche giorno. Voleva andare al sud, a Kysmaio. Un altro porto. Nelle sue indagini c'erano sempre dei porti. Tutto porta alla stessa evidenza: mia figlia indagava sul traffico di armi in cambio dei rifiuti. Armi trasportate dai nostri aerei militari, gli Hercules C-130, senza insegne. Quelli visti, secondo testimoni, da Rostagno sulla pista clandestina vicino a Trapani. Quelli di cui Ilaria, probabilmente, aveva parlato con Li Causi"
Intervista a Luciana Alpi, la madre di Ilaria Alpi, giornalista
del Tg3 della Rai uccisa a Mogadiscio il 20 marzo del 1994 assieme
all'operatore Miran Hrovatin. L'intervista completa su Repubblica.it
La vicenda di Ilaria Alpi è stata abilmente ricostruita e attualizzata da Paul Moreira nel documentario Toxic Somalia, che racconta una storia emblematica sul passato del nostro Paese.
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