Thursday, December 27, 2012

Pacchetti generici, immagini shock e nessun aromatizzante. Ecco le nuove norme UE sulle sigarette

Nuove norme sui prodotti del tabacco approvate dalla Commissione Europea dopo anni di tira e molla con lobby, produttori, agricoltori. 

Elementi principali della proposta:
La proposta prevede una revisione profonda della direttiva attualmente in vigore. Essa si occupa, in particolare, dei seguenti settori:
  • Etichettatura e confezionamento - Tutte le confezioni di sigarette e di tabacco da arrotolare devono contenere un'avvertenza testuale combinata a un'immagine che copra il 75% del fronte e del retro della confezione e non devono recare alcun elemento promozionale. Le attuali indicazioni del tenore di catrame, nicotina e monossido di carbonio, percepite come fuorvianti, sono sostituite da un messaggio sul lato della confezione che informa che il tabacco contiene oltre 70 sostanze cancerogene. Gli Stati membri rimangono liberi di prevedere il confezionamento generico o plain packaging in casi debitamente giustificati.
  • Ingredienti - Sarà introdotto un formato elettronico per la segnalazione degli ingredienti e delle emissioni. La proposta prevede il divieto di aromi caratterizzanti per sigarette, tabacco da arrotolare e tabacco non da fumo, nonché il divieto di prodotti con maggiore tossicità e capacità di indurre dipendenza.
  • Tabacco non da fumo - Il divieto dei prodotti del tabacco per uso orale (snus) viene mantenuto, salvo per la Svezia, che gode di un’esenzione. Tutti i prodotti del tabacco non da fumo devono recare avvertenze relative alla salute sulle superfici principali della confezione e i prodotti con aromi caratterizzanti non possono essere venduti. I prodotti del tabacco di nuova generazione sono soggetti a una notifica preventiva.
  • Ampliamento del campo di applicazione della direttiva - I prodotti contenenti nicotina (ad esempio le sigarette elettroniche) al di sotto di una determinata soglia di tale sostanza sono ammessi sul mercato, purché rechino avvertenze relative alla salute; al di sopra di detta soglia, tali prodotti sono consentiti solo se autorizzati come medicinali, ad esempio nelle terapie sostitutive della nicotina. Le sigarette a base di erbe devono recare avvertenze relative alla salute.
  • Vendite a distanza transfrontaliere - Si prevedono una notifica per i rivenditori via Internet e un meccanismo di verifica dell'età per garantire che i prodotti del tabacco non siano venduti a bambini e adolescenti.
  • Traffico illecito - Sono previsti un sistema di tracciabilità e rintracciabilità ed elementi di sicurezza (ad esempio ologrammi) per garantire che nell'UE siano venduti soltanto i prodotti conformi alla direttiva. 

    (leggi tutte le novità nel dettaglio sul sito della Commissione UE)

    (immagine da GlobalVoices, i nuovi pacchetti già introdotti in Australia)

Friday, December 21, 2012

Elettronica usa e getta, il mondo del Toxic Waste


Secondo Adusbef-Federconsumatori, i consumi natalizi sono scesi fino ad oggi del 10 per cento anche sulle stime di inizio dicembre, con il primato negativo al settore mobili (-24% sulle stime).

In tempo di crisi e di avanzata della povertà, le uniche due voci del commercio che non segnano flessioni pesantissime in seguitoalla crisi sono gli alimenti per il cenone e i generi elettronici di consumo. 

Secondo il Codacons, infatti, quest'anno per il cenone natalizio in Italia le famiglie spenderanno tra il 5 e il 7 per cento in più rispetto allo scorso anno. L'altro caso isolato di segno positivo è l'hi tech, che segna +1 per cento sulle previsioni di inizio mese.

"Rispetto al 2011, la spesa per acquisti online è cresciuta del 41% e la frequenza con cui si compra via e-commerce è aumentata del 43%, un trend inarrestabile che riguarda in particolare il settore dell’elettronica di consumo, quindi computer, accessori hardware, smartphone e tablet." (fonte Solotrend.it)

I rifiuti elettronici sono l'altra faccia dell'elettronica di consumo, quella che vorrebbe la sostituzione del propriocellulare o smartphone ogni 12-24 mesi, o l'aggiornamento dei notebook e tablet con cadenza regolare.


Secondo Greenpeace:

Nel 2004, 183 milioni di computer e 674 milioni di telefoni cellulari sono stati venduti nel mondo, rispettivamente 11,6% e 30% in più che nel 2003.
Nel 2010 erano 716 milioni i nuovi computer immessi sul mercato globale, 178 milioni dei quali in Cina, 80 milioni in India.
Nei paesi industrializzati, la vita media di un computer è calata da 6 anni nel 1997 a 2 nel 2005, mentre i telefoni cellulari hanno un ciclo di vita inferiore ai 2 anni.
  
Fonte: http://www.greenpeace.org/italy/it/campagne/inquinamento/Elettronica-verde/cyber-ewaste/

Le stime dell’ONU sono di 20-50 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici prodotti ogni anno.


Wednesday, December 12, 2012

WTB: Business e malattie da gioco d'azzardo

"Nel corso del 2011 le entrate totali sul gioco d’azzardo hanno consentito allo Stato italiano di incassare 13,7 miliardi di euro con una crescita di oltre 1 miliardo di euro rispetto all’anno precedente che vale, in termini percentuali, un significativo +8,4% (ma si sale al 10,1 considerando solo le imposte indirette sulle lotterie, il gioco del Lotto e simili)" (da IlFattoQuotidiano.it, leggi tutto)

Nello stesso anno: 

"Per quanto attiene ai soggetti affetti da gioco d’azzardo patologico, la Relazione al Parlamento
sulle tossicodipendenze ha stimato che i soggetti affetti da gioco d’azzardo problematico siano circa
700.000, di cui 300.000 quelli patologici. Nel 2011, limitatamente alle Regioni/Province Autonome
che hanno trasmesso i dati, sono risultati in trattamento per gioco d’azzardo patologico 4.687
soggetti, di cui 82% maschi.
Per tali tipologie di pazienti occorre definire modalità di presa in carico e assistenza, assicurando
loro percorsi basati su evidenze scientifiche."

Fonte: Ministero della Salute, Relazione sullo stato sanitario del Paese 2011 (vai alla relazione integrale)


Thursday, December 6, 2012

Spermatozoi in calo: uno studio certifica il mutamento degli uomini per fattori ambientali

L'uomo sta mutando per via del progresso chimico dell'alimentazione e dell'esposiozione ad altri fattori ambientali alterati. E' questa la notizia che emerge dalla ricerca francese sulla quantità di spermatozoi presenti negli uomini, che ha fatto capolino come notizia di "curiosità" tra le pagine dei giornali nostrani.

" Il numero degli spermatozoi prodotti dai francesi sono crollati di un terzo dal 1989 al 2005. Ma la tendenza negativa non riguarda solo la Francia. Anche gli italiani non sono messi bene. I dati raccolti da uno studio francese la quantità di sperma diminuisce con un tasso dell’1,9% all’anno. Il numero di spermatozoi resta comunque entro il limite per la fertilità. (...) Per francesi, italiani e altri le cause sono le stesse: gas di scarico, additivi alimentari, pesticidi, composti chimici. Tutte sostanze che si trovano normalmente nei cibi, soprattutto in frutta e verdura, nei detersivi e anche in alcuni prodotti per l’igiene personale". (da Blitz Quotidiano, leggi tutto)




Tuesday, December 4, 2012

WTB Frugalità e decrescita: intervista a Achille Rossi

Etica, ambiente, economia. I pilastri dell'insostenibilità dello sviluppio moderno, secondo le idee di Achille Rossi, teorico della "frugalità" e della decrescita, qui intervistato in un seminario a Capodarco di Fermo nel novembre 2011.

Video di Agenzia Redattore Sociale, dal seminario "Bulimie"

Monday, November 26, 2012

Inquinamento, Ilva e dossier

La vicenda dell'Ilva di Taranto si è combattuta negli ultimi mesi a colpi di dossier tra chi sostiene che l'impianto vada chiuso immediatamente perché colpevole di aver avvelenato l'intera città per anni, attentando alla salute dei suoi abitanti colpiti da tassi molto superiori alla media di tumori e altre patologie, e chi sostiene che l'inquinamento della zona è da "attribuire a tanti fattori", non solo all'Ilva, che difende in virtù del suo ruolo chiave nel panorama economico e occupazionale nazionale.

Un nuovo filone di indagine delle procure che stanno seguendo la vicenda rivela però come non sempre i dossier e i dati strombazzati siano del tutto attendibili.

"Il nuovo terremoto scaturisce dall'inchiesta denominata "environment sold out", ambiente svenduto, avviata dalla finanza nel 2009. Tra gli episodi fotografati c'è la presunta corruzione di un perito della procura incaricato di svolgere una consulenza sulle fonti dell'inquinamento killer. Per quella vicenda ai domiciliari il perito Lorenzo Liberti, mentre il carcere è scattato per  Girolamo Archinà l'ex potentissimo responsabile delle relazioni istituzionlai del gruppo, licenziato nei mesi scorsi. (...)

presunto giro di mazzette che negli anni sarebbero servite ad 'ammorbidire' l'impatto inquinante dello stabilimento. Di lì è già saltata fuori la storia di Liberti, il perito della procura incaricato dai pm di individuare la fonte dell'inquinamento dei terreni in cui pascolavano capre e pecore risultate contaminate da diossina e pcb, che sarebbe stato corrotto da Archinà"

(Leggi tutto su Repubblica.it)

(foto tratta da il blog di Paolo Michelotto)

Saturday, November 24, 2012

WTB: Petfood, il cibo per animali etico

"Pochi sanno tuttavia che la sperimentazione animale si annida persino nell’industria che produce cibo per animali, il cosiddetto ‘pet food’, pur non essendo affatto obbligatoria per legge (...)

Sui siti delle più note marche di cibo per animali, che praticano massicciamente la sperimentazione, si possono trovare decine di formulazioni diverse di crocchette per ogni disturbo dal diabete all’artrosi, dalle dermatiti alle patologie dentali, persino alcune che curerebbero l’invecchiamento celebrale o problemi cardiaci del nostro amico a 4 zampe (...)

Il mercato del pet food è una branchia del settore dell’industria della carne per consumo umano, affermatosi grazie alla possibilità di riutilizzare con profitto e quindi di capitalizzare una notevole mole di scarti, i quali, per evidenti ragioni igieniche, sarebbero altrimenti destinati al macero. Un 50% del volume della carcassa dell’animale ucciso è considerato sottoprodotto e diventerà quindi pet food (...)"

(Estratto da "Cosa si nasconde dietro il cibo per cani e gatti?", su Terra Nauta. Leggi tutto)

Ed ecco una lista di marche classificate a seconda di quanta sperimentazione animale fanno: http://www.consumoconsapevole.org/pet_food_e_vivisezione.html
e un'altra che elenca quelle che vendono cibo per animali rispettando regole etiche di produzione: http://www.terranauta.it/foto/lista_marche_pet_food1255462145.jpg



Thursday, November 15, 2012

Castagne globali

Una storia sull'agricoltura globale.

Quest'anno è l'anno nero della produzione di catagne in Italia. Gli alberi del Belpaese sono stati decimati da un insetto letale, favorito dalla prolungata siccità.

"«A minacciare la leadership europea di castagne e marroni made in Italy – spiega Salvatore Ciardiello, presidente regionale Cia – è un parassita di origine cinese, presente in Italia dal 2002, che falcia di netto una produzione che appena quattro anni fa si aggirava intorno alle 50mila tonnellate annue. Cifre ora costantemente in ribasso. Si è passati dal 50%  in meno del 2010 al 70% in meno del 2011. Quest’anno la situazione è ancora peggiore, a causa del caldo torrido e della siccità prolungata, autentiche sciagure per le piante già debilitate dall’insetto distruttivo»." (leggi tutto su "La città diu Salerno / Repubblica")

Risultato, anche per un prodotto così tipico (l'Italia è uno dei maggiori produttori al mondo e poi, chi mangerebbe castagne di imprtazione??), il consumo non è cambiato. A cambiare, i prezzi pagati per le castagne e per i derivati, e poi la quantità di importazioni dall'estero, letteralmente schizzate alle stelle.

"Dove è andata meno peggio la produzione si è dimezzata rispetto all’anno precedente ma non basterà per contenere l’importazione dall’estero di castagne (Cina, Corea del Sud e Turchia in testa) e raffreddare i prezzi al dettaglio. Una situazioni dagli addetti ai lavori definita “eccezionale”: non si trova, nella memoria contadina, un’annata così “disastrosa”. (comunicato Coldiretti, leggi tutto)


Friday, November 2, 2012

La produzione di Foie Gras

Oggi la Coop ha messo al bando dai suoi scaffali il Foie Gras, il "prelibato" fegato d'oga, odiato dagli attivisti animalisti per i metodi con cui viene prodotto industrialmente.

Le motivazione: "viene ottenuto tramite l'alimentazione forzata di oche e anatre. Pratica illegale in quasi tutti i Paesi europei perchè considerata lesiva del benessere di questi animali (rischi di lesioni, patologie al fegato, mortalità), eccezion fatta per quei Paesi come Francia, Bulgaria e Ungheria, dove esiste una specifica tradizione culinaria''. Coop fa sapere di aver già sospeso gli ordini e che "si andrà solo all'esaurimento delle scorte presenti nei magazzini".

La produzione di Foie gras è stata messa al bando da diversi paesi in tutto il mondo (oltre 15), tra cui "l'avanzata" California e il Regno Unito. I primi di agosto del 2012, anche una delle principali catene di catering inglesi, la Compass Group, ha smesso di commercializzare il foie gras per via dei maltrattamenti animali.

L'associazione animalista Peta è uno dei principali antagonisti della produzione di Foie gras nel mondo. Ecco un video prodotto dalla Peta sulla produzione di Foie gras.




Friday, October 26, 2012

Quanto guadagnano le multinazionali del tabacco


"Nel 2010 i profitti combinati delle 6 principali multinazionali del tabacco hanno toccato i 35 miliardi di dollari. (...) In testa troviamo la Cina National Tabacco Corporation con 91,7 miliardi di venduto per un profitto di ben 16 miliardi.(...)"

(Leggi tutto su Cado in piedi)

Thursday, October 25, 2012

Il business dei vaccini

I vaccini sono finiti nell'occhio del ciclone. Partite di farmaci ritenute pericolose hanno fatto dire un alt precauzionale a oltre sei milioni di vaccini antinfluenzali, fino a ieri "caldamente consigliati" da medici (non tutti, per fortuna), centri vaccinazione, luoghi comuni, per bambini, adulti e anziani.

"«Dalla documentazione data da Novartis il 19 ottobre emerge che l'azienda era a conoscenza delle anomalie riscontrate nei vaccini dall'11 luglio», dice il ministro della Salute, Renato Balduzzi, nel corso della conferenza stampa convocata al ministero dopo il blocco a titolo precauzionale del vaccino antinfluenzale della casa farmaceutica. «Novartis ha rappresentato la presenza di qualche anomalia in alcuni lotti di vaccino - ha continuato il ministro - a margine di una riunione in sede Aifa lo scorso 18 ottobre;"
(leggi tutto su Corriere.it)

 In Italia vengono utilizzati ogni anno tra i 12 e 9 14 milioni di vaccini.



L'azienda farmaceutica Novartis ha negato ancora oggi in un comunicato qualsiasi problema legato all'utilizzo dei vaccini:

" Novartis conferma la piena fiducia nella sicurezza e nell’efficacia dei propri vaccini contro l’influenza stagionale prodotti in Italia. La sicurezza del paziente è una priorità assoluta per Novartis. Le valutazioni interne e i dati clinici raccolti dall’azienda nel corso degli studi 2012-2013, necessari per ottenere la licenza europea per i vaccini in questione, dimostrano un profilo di sicurezza e immunogenicità simile a quello degli anni precedenti. Ad oggi, i dati della campagna di vaccinazione stagionale in corso non hanno evidenziato alcuna problematica."

L'azienda, secondo un suo stesso report, ha maturato solo in Italia nel 2011 un fatturato da 1.992 milioni di euro.

La vicenda ha rianimato l'acceso dibattito sulla questione vaccini anti influenzali, una pratica sempre più diffusa, che coinvolge il circuito "case farmaceutiche, informatori scientifici, medici" e chi ritiene sbagliata l'idea di utilizzare prodotti medicinali non necessari, in una guerra di informazione senza esclusione di colpi.

"L'International Medical Council on Vaccination è un'associazione americana di medici, infermieri e altri professionisti qualificati, il cui scopo è quello di contrastare i messaggi sostenuti dalle aziende farmaceutiche, dal governo ed agenzie medici sulla sicurezza ed efficacia dei vaccini. Le conclusioni a cui giungono sono state raggiunte individualmente da ciascun membro del Consiglio, dopo migliaia di ore di ricerca personale, di studio e di osservazione. "
(leggi tutto su MadeInBio.biz)

Tuesday, October 16, 2012

La crisi nel ciclo industriale di carne e derivati

Decine, centinaia di migliaia di galline morte di fame. Una storia su quello che può accadere quando l'industria della produzione di carne e derivati incrocia la crisi economica.

"Mancano le materie prime «Gli ordini ci sono… ci sono stati sempre. Solo che cominciano a tagliare, perché non abbiamo più le uova da consegnare, sinceramente», ammette Domenico Minciotti, uno dei lavoratori del gruppo. La mancanza di fondi ha innescato prima dell’estate un circolo vizioso. Per effetto della malnutrizione, le galline hanno ridotto la produzione di uova, spesso per giunta divenute inutilizzabili perché – per la non corretta alimentazione – non ottemperanti ai dettami delle certificazioni di qualità. Gli ordini non evasi nei confronti dei clienti hanno iniziato a far perdere quote di mercato e solidità al gruppo, aggravando la crisi.

(...)Una prima grave moria di capi ha colpito il gruppo già nel mese di giugno, con migliaia di capi morti di fame. La notizia, nota solo a parte dei dipendenti, è rimasta però nascosta tra i capannoni dell’azienda, perché denunciarla – agli occhi di lavoratori e sindacalisti – avrebbe significato far perdere il buon nome (e quindi mercato) al gruppo.

«Tutti quelli che stanno con le galline dicono che la situazione è degenerata da mesi», racconta un autotrasportatore che lavora per il gruppo e che ha chiesto di rimanere nell’anonimato. «Non ce la fanno più a pagare i fornitori e quindi non sanno più che cosa dargli da mangiare. Sono tantissime le galline che sono morte, molte a un certo punto hanno iniziato a mangiarsi a vicenda», afferma.

(...) Non è possibile quantificare in maniera definitiva il numero di capi morti tra una prima crisi dei mangimi avvenuta a giugno e una seconda, tutt’ora in corso. Secondo Fioretti della Cisl la moria di capi ha le proporzioni di una vera ecatombe, che «non è arrivata a dimezzare, ma ha ridotto notevolmente» il numero di capi (2 milioni). Parliamo quindi di decine, probabilmente centinaia di migliaia di esemplari. «Le galline stanno morendo e se non ci muoviamo subito rischiamo di perdere tutto», afferma il sindacalista senza mezzi termini.
Di fatto, quando gli allevamenti erano a regime, all’inizio dell’anno, la produzione superava abbondantemente il milione di uova al giorno mentre pochi giorni fa è precipitata a meno di 200mila uova. Al momento la produzione è stata del tutto interrotta, riferiscono i sindacati."


(Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/ovito#ixzz29RtIWR2h )

Tuesday, October 9, 2012

L'america al voto e il potere delle lobby

Il 6 novembre si celebrano le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, in cui il democratico Barack Obama vedrà conteso il secondo mandato dal rampante repubblicano Mitt Romney. Per chi si appresta a seguire con passione questa corsa alla White House, ecco un grande film, illuminante per capire come funzionano alcune logiche, lobby e dinamiche nel mondo a stelle e strisce (e non solo...).

The Yes Man Fix the World - Gli Yes Men riparano il mondo 

 

Friday, October 5, 2012

Scegliere le uova al supermercato

0-Uova biologiche
Cosa significa?
Accesso quotidiano all’esterno, spazio di almeno 2,5 metri quadrati per gallina, nidi, trespoli, lettiere, max 12 galline per metro quadrato al coperto, mangime biologico.
1-Uova da allevamento all’aperto
Cosa significa?
Accesso quotidiano all’aperto, spazio di almeno 2,5 metri quadrati per gallina, nidi, trespoli, lettiere, max 12 galline per metro quadrato al coperto.
2-Uova da allevamento a terra
Cosa significa?
Allevamento a terra senza gabbie ma in capannoni chiusi senza accesso all’esterno, max 12 galline per metro quadrato, nidi, trespoli, lettiere.
3-Uova da allevamento in gabbia
Cosa significa?
Le galline in gabbia non hanno davvero una vita.
La prossima volta che andiamo al supermercato con queste semplici regole tuteliamo la nostra salute e quella delle galline.

Monday, October 1, 2012

Thursday, September 27, 2012

Il costo umano di un iPad2/la rivolta nella Foxconn

Solo qualche giorno fa parlavamo di prodotti Apple e della "vecchia" inchiesta del New York Times sulle condizioni di lavoro nei distretti industriali asiatici, dove i prodotti dell"azienda di Cupertino sono prodotti nell'epoca dell'economia global. In questi giorni la faccenda è tornata di grande attualità, con la rivolta alla Foxconn. (video AdnKronos)


"L'impianto di Taiyuan, nella provincia centro-orientale dello Shanxi, impiega 79.999 persone e in questi giorni e' impegnata nella produzione e nell'assemblaggio soprattutto del retro dell'ultima versione dell'Iphone. La Foxconn Technology Group, di proprieta' della taiwanese Hon Hai Precision Industry Co., impiega oltre 1,3 milioni di persone con diversi impianti di produzione in Cina e in altri paesi, lavorando per primarie societa' mondiali come Apple, Sony, Nokia e altri. Negli anni scorsi e' stata scossa da una serie di suicidi fra i suoi dipendenti a causa delle pessime condizioni di lavoro." (Leggi tutto sul sito di Rai News 24)

Friday, September 21, 2012

OGM si, ogm no. La polemica e gli interessi

I giornali in Italia e in Europa sono tornati a parlare in questi giorni di Ogm, gli organismi geneticamente modificati, utilizzati in agricoltura per rendere più resitenti -con modificazioni genetiche dei semi- ortaggi e colture.

A sollevare la questione uno studio di un'equipe di scienziati francesi che hanno fatto una sperimentazione sugli animali (200 ratti) per stabilire che quelli alimentati con prodotti ogm hanno avuto tempi di vita più brevi.

 "Per la prima volta una ricerca scientifica indipendente ha analizzato gli effetti nel lungo periodo degli organismi geneticamente modificati. Sotto accusa la variante Nk603 prodotta dalla Monsanto, che in Europa può essere solo importata ed è destinata prevalentemente all'alimentazione del bestiame" (da Il Fatto Quotidiano, leggi tutto)

Queste le immagini del rapporto della sperimentazione, dal sito Le Nouvel Observateur:


La ricerca ha scatenato un'alzata di scudi di altri scienziati, che hanno accusato i ricercatori di essere "parziali".

"dopo la sua presentazione, dalla comunità scientifica è arrivato un muro di critiche sia agli autori che allo studio stesso. Gli accusatori non ci sono andati leggeri: Bill Chassy, dell'università dell'Illinois, ha dichiarato che «non si tratta affatto di un'innocente pubblicazione scientifica, ma di un evento mediatico orchestrato e ben programmato».
Anche il New Scientist scrive che «ci sono poche ragioni per ritenere affidabile questa ricerca»: il campione era infatti soltanto di 200 ratti, e con numeri così piccoli è molto facile incappare in errori, soprattutto se si già cosa cercare. Ed è quella di parzialità, alla fine, l'accusa più pesante che viene rivolta al gruppo francese." (da Linkiesta.it, leggi tutto)

Resta l'ennesima conferma di un argomento estremamente polarizzato, dove gli interessi in gioco sono mastodontici, da una parte e dall'altra, e vanno dai copyright sui semi del domani alla difesa della biodiversità.


OGM: Ogm, significa organismi geneticamente modificati. Vengono anche definiti organismi transgenici. Si tratta di animali e piante che hanno un patrimonio genetico artificiale ottenuto in laboratorio. In poche parole: il loro Dna, la molecola responsabile della trasmissione dei caratteri ereditari contenuta nel nucleo di ogni cellula, non è quello che è stato definito attraverso un lungo cammino evolutivo. Contiene invece un frammento che è stato scelto, individuato e isolato da un ricercatore. Questo frammento in realtà non è nuovo, non è stato creato "su misura" e non è frutto di sintesi. (leggi tutto)


Thursday, September 20, 2012

Apple mania, Il costo umano di un iPad

Apple contro Samsung, editoria digitale che tra ebook e app supera quella cartacea nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Il mondo "moderno" sembra veleggiare con convinzione sempre maggiore verso il trionfo degli smartphone e degli eReader, di cui l'iPad è stato il principale mover, capace più di ogni altro -con la potenza del brand Apple- di convincere fiumi di lettori a passare a questa tecnologia.

Il rovescio della medaglia - Mesi fa fece discutere un'ottima inchiesta del New York Times su Il costo umano di un iPad, una ricerca su quello che c'è dietro la produzione del simbolo della modernità.

"I giornalisti Charles Duhigg e David Barboza hanno raccontato la storia di Lai Xiaodong, un ragazzo cinese di 22 anni che dopo il conseguimento della laurea si trasferì a Chengdu, città di 12 milioni abitanti nel sudovest della Cina diventata uno dei centri di produzione più importanti al mondo. Lai era stato assunto dalla Foxconn Technology, azienda che ha stabilimenti in tutto il paese e che produce circa il 40 percento dell’elettronica di consumo al mondo per conto delle case più importanti, per un lavoro di riparazione retribuito 22 dollari al giorno.
Il codice di condotta dei fornitori Apple, emanato nel 2005, stabilisce che i dipendenti di un impianto non devono lavorare per più di 60 ore a settimana, escluse circostanze straordinarie e di emergenza. Nonostante questo, però, Lai era costretto a stare in fabbrica 12 ore al giorno per sei volte alla settimana.
Alla fine della giornata, aveva la fortuna di poter riposare in una camera abbastanza grande da contenere un solo letto, che condivideva con la sua ragazza. E non si parla di fortuna per caso. Molti dipendenti non avevano lo stesso “privilegio”, con casi di 20 persone costrette a dormire in stanze pensate per un massimo di 3."

(Leggi tutto: L'articolo su WebNews.it)
L'articolo originale di The New York Times, ripubblicato nel 2012 da Internazionale: 
The iEconomy
In China, Human Costs Are Built Into an iPad 
By CHARLES DUHIGG and DAVID BARBOZA

The explosion ripped through Building A5 on a Friday evening last May, an eruption of fire and noise that twisted metal pipes as if they were discarded straws.  (leggi tutto)

Tuesday, September 11, 2012

TOXIC SOMALIA, la verità sulla storia di Ilaria Alpi nell'inchiesta di Paul Moreira

E' stato premiato nell'ultima edizione del Premio Ilaria Alpi proprio per aver girato nel 2010 "Toxic Somalia", un viaggio nel moderno traffico di rifiuti tossici dallo sviluppato occidente alle coste della Somalia, "scelta proprio per la situazione di grande instabilità, che la rende terreno ideale per i traffici di rifiuti tossici e -a volte- radioattivi.

Il video di Moreira ripercorre la storia di Ilaria Alpi, che per prima su quel traffico riusci' a far luce, pagando il suo lavoro con la vita. Una storia di verità nascoste e responsabilità mai verificate che dice molto sulla storia e l'attualità dell'Italia.



Wednesday, September 5, 2012

WTB: Allevamenti intensivi: The Meatrix

Pillola rossa o pillola blu. A chi guarda la possibilità di scegliere se conoscere cosa si nasconde dietro il mondo "chiuso" ai consumatori della produzione industriale di carne.


 

(Altri video e info su http://www.themeatrix.com)

Tuesday, September 4, 2012

I semi della discordia /2 - Fertilizzanti per oppio

Restando in tema di semi, coltivazioni e contrasto alla fame, un articolo uscito qualche tempo fa sul National Geographic racconta la lotta delle potenze occidentali contro le coltivazioni di Oppio in Afghanistan.

"Un passaggio chiave per stabilire la pace in Afghanistan è quello di impedire ai coltivatori locali di produrre Oppio", scrive la testata nella sua edizione Usa. Secondo Robert Draper, autore del reportage sulle coltivazioni di oppio contrastate dai militari occidentali dell'International Security Assistance Force, gli introiti del commercio di oppio finanziano indirettamente i miliziani afgani, contribuendo a rendere instabile la regione.

"Le consegne illegali di oppio partono in direzione di Russia e Europa -si legge nell'articolo, secondo cui - con 1,5 milioni di tossicodipendenti, la Russia è il principale mercato di eroina".

Photo by Guardian.co.uk


In che modo entrano in gioco i semi? Come strategia di rappacificazione, il National Geographic pubblica una grande foto di montagne di sacchi di fertilizzanti & co, scaricati da un gruppo di Marines, nel distretto del Marajah (provincia di Helmand) in quanto:

"parte di un programma per incoraggiare gli agricoltori locali a rinunciare ai papaveri (da cui si ricava l'oppio) per produrre raccolti alternativi, come il grano e i fagioli. Un modo per incoraggiare l'agricoltura anziché distruggere le coltivazioni esistenti. [...] Oggi oltre se milioni di Afghani soffrono di carenze alimentari. Anziché fare spedizioni di cibo, alcune organizzazioni no profit preferiscono inviare semi di 'alta qualità', per incrementare i raccolti".
(da National Geographic Usa, Febraury 2011)

Monday, September 3, 2012

WTB: I semi della discordia. Semi sotto copyright e coltivazioni industriali per combattere la fame

La fame combattuta attraverso metodi industriali. Semenze "rafforzate", in alcuni casi da modifiche genetiche sotto copyright (Ogm), ma anche metodi "moderni" di agricoltura, come pesticidi, fitofarmaci, fitoregolatori, fertilizzanti...

Si tratta di uno dei terreni di scontro centrali tra chi ritiene che per soddisfare il crescente fabbisogno di cibo da parte della popolazione mondiale sia necessario percorrere la strada del progresso e chi vede dietro questa scelta la presunzione di poter controllare la natura con la tecnologia.

 

L'argomento è trattato in un uno dei capitoli di "La terra vista dal cielo", documentario del fotografo francese Yann Arthus-Bertrand, dedicato a LA FAME, attualmente visibile sul sito della Rai in streaming.

India - L'ultima parte del documentario racconta la storia dell'India, al centro del libro militante "Semi del suicidio" dell'attivista indiano Vandana Shiva, qui recensita da Dario Cambiano:

"L’India, fin dai primi anni ’60, vara un imponente progetto per migliorare la produttività del proprio sistema agricolo. È la Prima Rivoluzione Verde. Nel giro di una ventina d’anni, selezionando sementi, ibridandole, l’India arriva all’autonomia alimentare, non senza un prezzo elevato in termini di inquinamento del terreno, perché le nuove più efficienti sementi, gestite dal governo, richiedono alte dosi di fertilizzanti chimici e di antiparassitari. Ma il sistema agricolo resta di tipo tradizionale, a conduzione familiare: i contadini in India sono circa 650 milioni.

In pochi anni però la situazione evolve in senso capitalistico: arriva la chimica internazionale, si commerciano semi modificati geneticamente: in pochi anni l’India si mette nelle mani di colossi privati della biotecnologia e lascia che questi diffondano, a pagamento naturalmente, i propri semi ibridati." (leggi tutto su Serenoregis.org)

(Immagine di CGIAR Image su Flickr)

Wednesday, August 29, 2012

I luoghi dimenticati: la vita in carcere

Una citatissima frase di Dostoevskij dice che il grado di civiltà di una società si giudica entrando nelle sue carceri. "Non luoghi", roccaforti dimenticate, che si stagliano sempre a pochi chilometri o in mezzo ai centri abitati.

Un documentario di Valentina Ascione e Simone Sapienzara (per la webtv Fai Notizia) entra con una telecamera nelle carceri in Italia, dove vivono ogni giorno, sovraffollati, 67mila detenuti. Il video è uno dei finalisti del premio Ilaria Alpi, in programma i primi di settembre a Riccione.



Tuesday, August 28, 2012

WTB: Abitudini alimentari insostenibili

Una delle notizie più rimbalzate dal web oggi è quella -dal titolo furbo- di Repubblica secondo cui dal 2050 dovremo essere tutti vegetariani per non andare incontro a guerre e carestie.

L'articolo prende spunto da una ricerca di un gruppo di scienziati che ha quantificato il peso delle nostre abitudini alimentari, che già oggi non sarebbero (ovviamente?) sostenibili se fossero comuni non solo all'occidente, ma a tutta la popolazione mondiale.

(Un allevamento intensivo - fonte Wikipedia)


Ecco un estratto de l'articolo di Enrico Franceschini di Repubblica:

"Se l’umanità continua a cibarsi ai ritmi attuali, e soprattutto seguendo la dieta odierna, entro il 2050 ci aspettano catastrofiche carenze alimentari. E per catastrofe si intende qualcosa di molto peggio della tutt’altro che rosea realtà attuale: già oggi, secondo cifre dell’Onu, 900 milioni di persone vanno a letto affamate tutte le sere e 2 miliardi sono da considerare malnutrite.

Ma nei prossimi quattro decenni la terra passerà da 7 miliardi di umani a 9 miliardi, un aumento netto di 2 miliardi che renderà ancora più drammatica la carenza di cibo. E allora che fare? La risposta degli studiosi di Stoccolma, il cui rapporto è stato anticipato ieri dal quotidiano Guardian di Londra, è netta: il mondo deve cambiare dieta. Dobbiamo diventare tutti vegetariani, o quasi.

Attualmente ricaviamo il 20 per cento delle proteine necessarie al nostro fabbisogno da prodotti derivati dagli animali, che si tratti di carne o latticini; ma questa percentuale dovrà scendere al 5 per cento o forse anche a meno entro il 2050, se vorremo evitare carestie e conflitti causati dalla scarsità di cibo. Il problema di partenza è l’acqua. Già oggi scarseggia e in molte regioni è un bene più prezioso del petrolio per la sopravvivenza della nostra specie, ma fra quarant’anni non basterà sicuramente per produrre gli alimenti necessari a 9 miliardi di terrestri" (leggi tutto l'articolo su Repubblica.it)

Qui l'articolo originale del Guardian e qui il link al rapporto del Stockholm International Water Institute

Friday, August 24, 2012

WTB: Ancora incendi, ecco chi li accende secondo un'inchiesta de L'Espresso

Una situazione sfuggita di mano da mesi, che dovrebbe forse essere considerata emergenza nazionale, con migliaia e migliaia di ettari di territorio "pregiato" del Belpaese finito letteralmente in fumo.
Torniamo sulla questione degli incendi, che non danno regua a tutto lo stivale, grazie a un'inchiesta de L'Espresso che riesce a dare qualche risposta a "chi siano questi piromani", contribuendo a far luce su questo spesso inspiegabile fenomeno e descrivendo la figura del "reazionario rurale", "anziano, incolto" e che "ha interessi immediati: la sopravvivenza della sua vita da sopravvissuto. L’erba per il pascolo, la verdura selvatica da trovare in fretta, la selvaggina da stanare".




"Chi è l’uomo che incendia l’Italia d’estate? Chi appicca fuochi sempre più pericolosi per la comunità? Spesso è un pastore senza riferimenti, non ha famiglia né rapporti sociali. Un campo abbandonato per lui è terra da rapinare, serve l’erba per vacche e capre. Sterpaglie, spine, ortiche si possono portare via in un attimo e quasi gratis: accendino e fiamme in tre, quattro punti. Un lavoro di un quarto d’ ora. Poi la fuga in un territorio conosciuto, che può diventare nascondiglio. Ma dopo il campo abbandonato le fiamme attaccano i boschi, la macchia mediterranea, i frutteti, le vigne, i villaggi turistici, i campeggi, sfiorano i paesi e scendono in città. Se viene fermato - e dal 2000 a oggi le denunce sono diventate quattrocento l’anno, gli arresti almeno dieci - il reazionario rurale rischia sul serio fino a dieci anni di galera. Ma non confessa mai e appena gli investigatori della Forestale tornano al comando per verbalizzare la denuncia, lui riparte. 'Dovete bruciare tutti', urlò un contadino siciliano dopo aver provocato tre morti, distrutto un campeggio."

(di Corrado Zunino - Leggi tutto sul sito di Repubblica - foto da Il Corriere D'Abruzzo)

Leggi anche su WTB: L'Italia in fiamme. Chi sono i piromani?

Tuesday, August 21, 2012

WTB: Prostituzione e costrizione

Montecatini Terme, Toscana. Arrivano a giorni i riflettori e le ragazze in corsa per Miss Italia nella piccola città, storica località termale, culla del turismo stagionale tra i più chic del paese.

Ma tra le strade meno illuminate dalle vetrine scintillanti dei negozi, nella periferia tutto intorno alla piccola, benestante cittadina, un numero davvero sorprendente di prostitute pullula tra le ombre dei capannoni.

Sorpreso da questa scena, un piccolo estratto di un articolo che racconta la storia che c'era qualche anno fa dietro una ragazza di strada.


"Sequestro e violenza sessuale: questi i reati a carico di D.C., 32 anni, romena, arrestata nei giorni scorsi a Bucarest in Romania, e presa in consengna ieri dai carabinieri della Compagnia di Assisi a Roma dopo l'estradizione. A un'anno di distanza finisce così in manette l'ultima dei cinque componenti di una banda che a dicembre del 2009 aveva segregato ad Assisi una giovane 23 enne di nazionalità rumena, attratta in Italia con l'inganno, per costringerla alla prostituzione. L'indagine che ne era scaturita era stata denominata Christmas, dopo che la condizione di segregazione della ragazza era stata scoperta la notte della vigilia.  Altri tre responsabili, due cittadini albanesi e una donna rumena erano stati arrestati lo scorso febbraio, mentre un quarto, 27enne di nazionalità rumena, era finito in manette solo nei giorni scorsi a Lubiana, in Slovenia. (...) Secondo la riocostruzione del sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Perugia, Alessia Tavarnesi, la giovane rumena era stata attirata in Italia con la falsa promessa di un lavoro. Dopo alcuni giorni dall'arrivo in Italia della giovane, gli aguzzini le avevano detto che al posto dell'impiego promesso avrebbe dovuto lavorare in un night club di Perugia e prostituirsi. La giovane venne poi violentata e fu costretta contro la sua volontà ad avere rapporti sessuali con i componenti della banda, che pretendevano la consegna dei soldi guadagnati, picchiandola anche con violenza. All'inizio di dicembre la donna era stata costretta a prostituirsi anche per strada a Perugia per incrementare i guadagni, con minacce di morte per lei e per i suoi familiari se solo avesse pensato alla fuga."

(Leggi l'articolo completo sul sito Tuttoggi.info)

Friday, August 10, 2012

WTB: L'Italia in fiamme. Chi sono i piromani?


Sicilia, Lazio, Toscana, Umbria, Ligura, Abbruzzo... L’Italia è da mesi tra le fiamme con dei record assoluti di ettari e ettari di parchi, boschi, riserve naturali carbonizzati, annientati. Solo nel mese di luglio nella sola Toscana sono andati in fumo 1170 ettari in circa 190 roghi. La meravigliosa riserva dello Zingaro, tra Palermo e Trapani, è stata sostanzialmente annientata nello stesso mese, mentre anche la provincia di Roma ha segnato un rcord negativo con con 400 ettari carbonizzati in 190 incendi.


 Tra olimpiadi e crisi economica passa in secondo piano in queste settimane la tremenda emergenza nazionale che sta attraversando il nostro paese, con il risultato che quasi non esiste un dibattito su “chi” o “cosa” dia origine alle fiamme, una domanda cui pochi, tra le persone di strada, sanno darsi una risposta.

La maggior parte dei roghi è di origine dolosa con motivazioni che, secondo le diverse dinamiche di alcuni episodi, sembrano da ricondursi  alle manie di potenza di qualche individuo mentre altre volte hanno come obbiettivo la pura speculazione edilizia.

“A Monte Mario è caccia agli incendiari”, scrive ad esempio Rinaldo Frignani sul Corriere della Sera, relativamente alla situazione nella capitale. “Gli investigatori della Forestale, diretti dal vice questore aggiunto Marco Mei, hanno individuato il focolaio da dove sono partite le fiamme: un cespuglio fra gli alberi, a pochi metri da una cisterna dell'acqua e da un bocchettone anti-incendio parzialmente bruciato. Come se i piromani avessero cercato di proposito di ritardare il più possibile l'intervento dei soccorritori. Anche questo rogo, spento in tre ore, finirà probabilmente nel fascicolo contro ignoti aperto dalla procura che indaga sull'altro incendio nella riserva del 31 luglio scorso, sui tre episodi successivi (forse accidentali) e su quello del giorno precedente a Monte Ciocci per il quale sono sospettati tre ragazzi attualmente ricercati”.

Altri incendi con piromani fermati si sono registrati nell’hinterland di Roma (un uomo preso mentre appiccava delle sterpaglie con un liquido infiammabile), in Liguria (un anziano fermato con dei barattoli di vernice usati come ‘miccia’ per accendere le fiamme) e in Umbria (sospetti su un altro uomo di mezza età per le fiamme che hanno sventrato un’intera montagna nel ternano). 

 (foto da Me.SimpleSpot.it)

HOTEL BELVEDERE  Ci sono poi gli incendi dettati dalla speculazione, dall’edilizia nelle aree verdi più belle del paese, quelle più colpite dalle fiamme e insieme più ghiotte per realizzare camping, villaggi e hotel. Paesaggi incontaminati dove i vincoli alla costruzione possono essere rapidamente carbonizzati insieme agli alberi e alla vegetazione. 

Secondo Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente Nazionale, “Sarebbe necessario anche un approfondimento su chi sono oggi gli incendiari, perché gli interessi in gioco sono molteplici e non legati solo alla speculazione edilizia''.
“La maggior parte degli incendi che interessano le aree boschive è di origine dolosa”, ha detto Cogliati Dezza in riferimento all’emergenza incendi in Italia. “Per questo motivo è fondamentale da parte delle amministrazioni comunali la piena applicazione della legge quadro 353 del 2000 e la realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco, unico vero strumento per limitare a monte la possibilità di speculare sulle aree bruciate”. 

Come spiega lo stesso Cogliati Dozza, “attraverso il catasto è possibile imporre vincoli e limitazioni per ogni modifica della destinazione d'uso delle aree bruciate. Tuttavia nel nostro Paese, com’è emerso da un'indagine di Legambiente, solo il 50% dei comuni ha aggiornato il catasto al 2010 e solo il 5% delle amministrazioni comunali applica pienamente la legge quadro in materia di incendi boschivi, che prevede oltre alla realizzazione del catasto, anche una costante attività di prevenzione e tutela del territorio”.

(FdA)

Wednesday, August 8, 2012

WTB: NO LOGO di Naomi Klein, il marketing del sistema economico globale

La quarta di copertina lo definisce la "bibbia di tutti i movimenti no global". Più che bibbia, forse il libro No Logo della giornalista canadese Noemi Klein può essere descritto come un'opera che, con passo carico di dtereminazione e uno "zaino" di idee politiche, tenta di addentrarsi nell'intricato mondo dei loghi, della comunicazione aziendale, della promozione e della pubblicità, proprio negli ultimi mesi di quegli anni novanta che segnavano il passaggio dalla fase industriale del '900 a quella della comunicazione globale.

Come mai dei prodotti vengono fabbricati in distretti industriali militarizzati nel sud est asiatico e poi importati con loghi di marche occidentali? Chi ha fissato le regole del mercato libero e globalizzato, che portano una oliva che ha fatto centinaia di chilometri a costare meno di quella cresciuta sull'albero dietro casa, che viene invece buttata? Cosa c'è dietro questo mercato globale governato dal marketing?

Ecco un'estratto all'introduzione dell'ultima edizione del fortunato volume della Klein, che in mezzo a trante interpretazioni ha il merito di riuscire a dare parziale risposta ad alcune di queste domande.

dal sito "Oltre il muro"


"Ho deciso di scrivere No logo quando mi sono resa conto che queste tendenze apparentemente distinte erano unite da un’idea: che le aziende debbano sfornare marchi, non prodotti. Era l’epoca in cui gli amministratori delegati avevano improvvise intuizioni: la Nike non è un’azienda che produce scarpe da ginnastica, ma l’idea della trascendenza attraverso lo sport. Starbucks non è una catena di caffetterie, è l’idea di comunità. Ma qui sul pianeta Terra, queste intuizioni hanno avuto conseguenze concrete.

Molte aziende che prima producevano nelle loro fabbriche e avevano tanti dipendenti a tempo indeterminato sono passate al modello Nike: hanno chiuso le fabbriche, affidato la produzione a una rete di appaltatori e subappaltatori e hanno investito nel design e nel marketing necessari a diffondere il più possibile la loro grande idea. Altre aziende hanno scelto invece il modello Microsoft: conservare un nucleo strettamente controllato di azionisti-dipendenti che gestiscono “l’attività centrale” dell’azienda ed esternalizzare tutto il resto, dalla gestione della posta alla scrittura del codice informatico, affidandolo a lavoratori precari. Alcuni le hanno chiamate hollow corporations, imprese vuote, perché queste aziende ristrutturate sembravano avere un unico obiettivo: trascendere il mondo fisico per trasformarsi in un marchio incorporeo. Come ha detto l’esperto di gestione aziendale Tom Peters: “È da stupidi possedere cose!”.

Mi piaceva studiare i marchi come Nike o Starbucks perché in un attimo ti ritrovavi a parlare di tutto tranne che di marketing: la deregolamentazione della produzione globale, l’agricoltura industriale, i prezzi delle materie prime. E da qui arrivavi al legame tra politica e denaro, che si era cementato in regole da far west grazie a una serie di accordi di libero scambio e al sostegno della Wto, al punto che attenersi a quelle regole è diventato il requisito indispensabile per ricevere i prestiti dal Fondo monetario internazionale. In poche parole, finivi per parlare di come funziona il mondo."

(Naomi Klein all'introduzione dell'edizione 2011 di No Logo, ed. Rizzoli)


Monday, August 6, 2012

WTB: Ikea, l'Italia dello sviluppo componibile

L'impatto tra pro e contro dell'avanzata Ikea nello stivale

di Francesco de Augustinis

SINTESI 

Nel 2011 Ikea ha iniziato una campagna di espansione in Italia, che porterà la multinazionale nei prossimi anni ad aprire tra i 10 e i 15 nuovi ipermercati in tutto il Paese, a partire da Catania (2011), Pescara (2012), Treviso e Perugia.

Ogni apertura di uno store Ikea comporta l'entusiasmo delle amministrazioni locali, che la considerano un'imperdibile occasione di sviluppo locale, e puntuali critiche di commercianti e produttori, che temono la concorrenza del colosso svedese.

SVILUPPO COMPONIBILE L'Ikea impiega in Italia 6243 dipendenti, a cui vano aggiunte circa 1800 persone che lavorano nell'indotto diretto dei negozi. Ma l'espansione del colosso ha un impatto soprattutto sul mercato del mobile, uno dei più tipici del “made in Italy”: da una parte, favorisce le ditte italiane che producono circa il 30 per cento delle merci Ikea vendute nel Paese; dall'altra, le ditte più piccole devono fare i conti con una sottrazione di fatturato a volte insostenibile.


ARTICOLO ESTESO: 

Qual'è l'impatto Ikea sull'economia delle regioni italiane e su quella del Paese? Nei prossimi anni Ikea progetta di aumentare notevolmente la propria presenza in Italia, aprendo tra i 10 e i 15 nuovi punti vendita in tutta la penisola, che si andranno ad aggiugere ai 19 centri già operativi da Milano a Bari, passando per Padova, Firenze, Roma e Napoli. Dopo l'apertura di Catania e l'ampliamento di Milano-Carugate del 2011, nel 2012 la multinazionale aprirà a San Giovanni Teatino (Pescara) e a breve termine a Casale sul Sile (Treviso) e San Martino in Campo (Perugia) e poi a Verona e un secondo store nel torinese.



L'apertura di ogni punto vendita Ikea è accolta con estremo favore dalle amministrazioni locali, che la considerano grande motivo di sviluppo economico. A Torino, provincia e regione sono in prima linea per trovare aree industirali idonee, dirottando su questo fronte ingenti risorse comunitarie. A Perugia l'arrivo di Ikea è, per l'amministrazione comunale, “un'occasione imperdibile di rilancio dell'economia”, tanto che per favorire l'insediamento è stato tolto il vincolo ambientale da una zona protetta e si è siglato un accordo con i comuni limitrofi per creare condizioni favorevoli all'arrivo di altre multinazionali.

 300 ADDETTI PER NEGOZIO Ma qual'è il vero impatto sul territorio di uno store Ikea? Ad ogni nuova apertura la domanda viene sollevata dai rappresentanti di commercianti e produttori locali di mobili, preoccupati per la concorrenza del colosso svedese, come l'Ascom-Confcommercio di Treviso, secondo cui “ogni assunto Ikea causa la perdita di 2,5 posti di lavoro”. Secondo i dati forniti dall'azienda, ogni negozio Ikea impiega mediamente tra i 200 e i 300 occupati, più un “indotto diretto” di circa 80-100 persone che lavorano per le attività collegate, come gli addetti alle pulizie, i giardinieri, i carrellisti e i dipendenti delle ditte di trasporto convenzionate.

I FORNITORI ITALIANI A questa cifra Ikea ne aggiunge una seconda, “altre 2.500 unità sulla parte produttiva” in tutto il Paese, con riferimento alle ditte italiane che lavorano come fornitori. Come il marketing Ikea sottolinea spesso, ditte italiane forniscono circa il 30 per cento (in termini di fatturato) dei prodotti in vendita nei 19 store italiani, l'8 per cento circa di quelli ventuti nel mondo intero. Secondo quanto riportato nell'ultimo bilancio della società, su 165 milioni di debiti verso i fornitori del 2010, 62 milioni sono destinati all'Italia, 14 milioni ad altri paesi Cee e i restanti 89 milioni a fornitori extraCee (in testa i paesi asiatici).



FORNITORI ITALIANI NEL NORDEST L'impatto Ikea sull'economia di una regione dipende dalla presenza nel tessuto locale di aziende che lavorano per Ikea come fornitori. “La scelta delle aziende fornitrici in Italia è affidata ad una società apposita, Ikea Trading, che ha sede di fronte allo store di Milano Corsico”, spiega una dipendente di produzione Ikea. “La scelta dei produttori non c'entra ovviamente con l'apertura di nuovi negozi. Sono proprio società diverse che se ne occupano. (…) La scelta viene fatta tra le aziende che dimostrano maggiore convenienza, nel rispetto dell''Ikea Way'”, spiega ancora la dipendente, secondo cui i produttori sono concentrati tra nord e nordest dello stivale: “Considerato che qualsiasi prodotto Ikea prima di raggiungere un negozio passa per il deposito centrale a Piacenza, non è logisticamente utile avere fornitori in Sicilia”.
A livello territoriale, l'indotto di produzione quindi ricade in Triveneto, dove si producono cucine, o in Piemonte, dove pochi giorni fa una multinazionale brianzola che produce in Cina, Brasile e Slovacchia ha usufruito di incentivi regionali per aprire uno stabilimento da 200 addetti per produrre cassetti Ikea a Biella. Ma al contrario non ricade probabilmente in Sicilia, dove il nuovo store di Catania è schizzato subito al secondo posto nazionale per vendite, né in Umbria, dove la multinazionale ha dovuto promettere la realizzazione di un “corner” per i prodotti artigianali locali come le ceramiche di Deruta.



LA CONCORRENZA ALLE IMPRESE Sia a livello regionale che nazionale, l'impatto dell'espansione Ikea comporta un “costo concorrenza” per le impese locali. Nel caso dell'Umbria, ad esempio, la regione secondo Federmobili conta circa “300 imprese del mobile e dell'arredamento” con un fatturato complessivo di 288 milioni di euro e circa 2065 addetti. Stando al bilancio della società, un punto vendita Ikea fattura in media 86,3 milioni di euro.
 La cifra, probabilmente inferiore a Perugia considerata la minore densità abitativa, andrebbe in buona parte ad erodere questo mercato, considerato il trend negativo dell'acquisto di mobili delle famiglie in Italia (-8,4 per cento), con le normali conseguenze occupazionali e di sviluppo economico. Con una semplice proporzione, una sottrazione di “soli” 50 milioni al mercato umbro potrebbe corrispondere alla chiusura di 52 ditte locali e alla perdita di 358 posti circa.

Friday, August 3, 2012

WTB, AGRICOLTURA E SEMENTI nell'industria alimentare

Ricerca, scienza, multinazionali e industria alimentare, politica. Sono tutti gli attori insospettati del sistema che governa i campi e la produzione agricola alimentare di tutto il mondo.

Agrofarmaci e aziende farmaceutiche, sementi sotto copyright, quote agricole, sono gli ingredienti di un mondo la cui comprensione sfugge al consumatore al banco delle verdure di un ipermercato.



Un articolo di Maurizio Blondet racconta -con approccio critico- un piccolo episodio, sottratto all'attenzione del mainstream, di questa lotta quotidiana tra i banchi della politica, per stabilire regole che influiscono sul presente e sul futuro degli alimenti.

"Con sentenza del 12 luglio, la Corte di Giustizia della UE ha confermato il divieto di commercializzare le sementi delle varietà tradizionali e diversificate che non sono iscritte nel catalogo ufficiale europeo.

Fin dal 1998 è in vigore una direttiva della Comunità europea che riserva la commercializzazione e lo scambio di sementi alle ditte sementiere (le note multinazionali) vietandolo agli agricoltori. Ciò che i contadini hanno fatto per millenni è diventato così, di colpo, un delitto (il matrimonio fra omosessuali è invece legale). Con questa sentenza sono messe fuorilegge anche le associazioni di volontari impegnati nel recupero delle varietà antiche e tradizionali – ne esistono di benemerite anche in Italia – che commettono appunto questo crimine: preservano e distribuiscono a chi le chiede sementi fuori del catalogo ufficiale.

La sentenza ha preso di mira specificamente una di queste associazioni, la francese (ma nota in tutto il mondo) Kokopelli, che si batte per la biodiversità. Già nel 2008 questa associazione era stata condannata, per scambio di sementi antiche, a una multa di 35 mila euro: esosa punizione per un gruppo di volontariato, volta a renderne impossibile di continuare l’attività. Invece l’attività è continuata, grazie allo sforzo e ai contributi dei volontari. Sicchè oggi, un’altra grossa società che l’ha trascinata in giudizio davanti alla Corte d’appello di Nancy, la «Graines Baumaux», approfittando della sentenza della Corte europea ha chiesto ai giudici francesi di imporre a Kokopelli di pagare 100 mila euro per danni e inoltre – esplicitamente – «la cessazione di tutte le attività dell’associazione», pericolosa per il business , alla faccia della libertà d’opinione e d’azione."
(leggi su Effedieffe.com- articolo intero a pagamento)

Una questione ben nota a chi conosce le vicissitudini della Monsanto e della lotta per il copyright sui semi e sugli ogm, raccontata in questo documentario:


Tuesday, July 31, 2012

WTB: LA PRODUZIONE DI UOVA

Uova in batteria, a terra, in gabbia. Cambiano le definizioni, variano leggermente i “codici prodotto”, cambiano i packaging delle confezioni, ma non cambia la realtà che si cela dietro la produzione industriale di uova nel ventunesimo secolo.

Una realtà lontana dall’occhio delle telecamere e da quello dei “consumatori” che scelgono cosa comprare tra gli scaffali dei supermercati. Una realtà nascosta al buio di capannoni di periferia, dove migliaia animali ogni giorno non conoscono la luce del sole.

Un documento raro e prezioso dello smascheramento, che porta una telecamera a svelare cosa c’è dietro una confezione di uova.


Investigazione di NemesiAnimale sulla ditta Bruzzese di Olgiate Olona (VA), una delle principali produttrici di uova della regione Lombardia, con 200.000 galline detenute nell'allevamento.  (leggi tutto sul sito di YouReporter)


Monday, July 30, 2012

Sport e TV

Effetto olimpiade, tutti incollati al televisore. Un interessante articolo di Repubblica.it racconta di un boom di share, ovvero di persone davanti all'ex tubo catodico, in occasione di questa edizione 2012 dei giochi olimpici, il momento del massimo trionfo dello sport.



"Ma chi sono i telespettatori olimpici? Vediamo gli ultimi dati, della Rai, che si riferiscono alle Olimpiadi di Pechino 2008. Nel profilo "socio-demografico" su un target di ascolto di 1.471.000 (23,94%) gli uomini sono il 52,3%, le donne il 47,7%. Si avvicina ormai la parità. Per quante riguarda le fasce d'età prevale quella degli over 65, davanti ai "45-54 anni". Le Regioni: Giochi più seguiti al Nord Est e in Lombardia, scarso interesse invece al Sud e nelle Isole. Come classe socio-economica prevalenza di impiegati e operai. Vedremo come andrà dopo Londra. Rispetto a Pechino sicuramente gli orari sono migliori, ci sarà una crescita sensibile di ascolti (sommando Rai e Sky)." (leggi tutto su Repubblica.it)

Un modo ormai assodato di intendere il significato di termini come "sport" e "sportivo", in cui il calcio ha a lungo fatto scuola, con cifre record di contratti con le pay tv per la cessione dei diritti e i campionati "spalmati" su tutta la settimana.

"... la Premier League ha appena stipulato un contratto di vendita pari alla cifra record di 3,018 miliardi di sterline (circa 3,75 miliardi di euro)...", mentre "la situazione in Italia è leggermente diversa, l’ultimo accordo con le pay-tv è stato siglato dalla Lega Calcio con Sky e RTI per il triennio 2012-15 a circa 2,5 miliardi (1,68 di Sky che ha la totalità degli eventi di Serie A e 800 milioni di Mediaset che ha soltanto le squadre col maggior bacino d’utenza), ma la ripartizione collettiva subentrata nel 2010 per far fronte alle ingenti proteste dei club minori non ha ancora prodotto i risultati sperati. I dati approssimativi relativi alla stagione appena conclusasi parlano di grandi disparità, basti pensare che secondo le stime più accreditate (visto che non esistono dati ufficiali al riguardo) Juventus (89 miliardi), Inter (79) e Milan (78) vivono su un altro pianeta, Napoli e Roma non arriverebbero neanche a quota 60, ovvero circa un terzo meno della squadra leader e la Lazio (48) dovrebbe avere una fetta che è più del doppio di quella spettante al Novara (22)." (leggi tutto su Stadiosport.it)

Friday, July 27, 2012

Grecia, non solo crisi

Impossibile parlare della Grecia oggi senza incocciare nelle parole CRISI, DEBITO, DEFAULT, PIL ... Un sistema considerato fallito perché non ha saputo reggere i ritmi del cosiddetto sviluppo economico, industriale e finanziario.





Debitocracy: due registi (Katerina Kitidi e Marte Hadjistefanou) indagono tra la gente comune, i contestatori e alcuni economisti dei punti di vista diversi sulla questione debito. Un documentario che ha alcuni aspetti interessanti, distribuito gratuitamente da aprile 2011, senza diritti di utilizzo e trasmesso e sottotitolato in diverse lingue.

Wednesday, July 25, 2012

WTB: INDUSTRIA, SVILUPPO, PROGRESSO, CLIMATE CHANGE

"La fusione globale dei ghiacci è un segnale precoce ed evidente di cambiamento climatico, ma le sue implicazioni vanno ben oltre la semplice perdita di neve e ghiaccio.


Per cominciare, miliardi di persone, in molte regioni del Pianeta, dipendono dai ghiacciai per ottenere acqua necessaria ai loro usi. Alcune popolazioni, e specie animali, hanno adattato le proprie abitudini a un ecosistema come quello formato dal ghiaccio marino. Inoltre, neve e ghiaccio riflettono più luce solare rispetto alla terra nuda o all’acqua: il che significa che una minore superficie bianca porterà a un maggiore riscaldamento (che causerà a sua volta la fusione di ancora più ghiaccio, innescando un circolo vizioso). Infine, lo scioglimento del ghiaccio terrestre può provocare – anzi sta già provocando – una crescita del livello del mare.

Da quest’ultimo punto di vista, sotto osservazione – oltre ai ghiacciai di montagna – sono soprattutto le distese glaciali di Antartide e Groenlandia. La prima è la maggiore per estensione, ma è proprio la calotta groenlandese a essere la più minacciata: già oggi, lo scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia è responsabile del 25 per cento dell’innalzamento del livello dei mari (e il suo contributo potrebbe aumentare)." (dal sito di Greenpeace Italia - leggi tutto)


"La Nasa ha pubblicato un'immagine che mostra le rilevazioni satellitari sullo scioglimento dei ghiacci in Groenlandia nella prima metà di luglio, definendo il risultato «senza precedenti». Per alcuni giorni lo strato di ghiaccio che ricopre la grande isola si è sciolto a ritmi mai osservati negli ultimi trent’anni di dati raccolti con i satelliti. Quasi tutta la copertura di ghiaccio della Groenlandia, dalle costiere dove il ghiaccio è più sottile fino alle aree centrali, dove il ghiaccio è spesso oltre due chilometri, è stato interessato dallo scioglimento. Le misurazioni sono state effettuate da tre satelliti indipendenti e analizzate dagli scienziati della Nasa e da diverse università", (da Corriere.it - leggi tutto)



 Che altro aggiungere?

Tuesday, July 24, 2012

WTB: Parole chiare sulla VIVISEZIONE

Leggendo un articolo di Repubblica.it di Margherita D'Amico sul dibattito sulla vivisezione che ha interessato (finalmente?) le masse dopo il caso Green Hill e la campagna di un programma televisivo, sono alcune espressioni che lasciano pensare che dietro il dibattito "scienza/rispetto per degli esseri viventi" possano celarsi alcune forzature della realtà.


"NESSUNO scopo è così alto da giustificare metodi così indegni" disse Albert Einstein della vivisezione.

(i numeri) ...il numero degli esemplari utilizzati negli esperimenti è passato da 2.735.887 nel triennio 2004-2006 a 2.6003.671 fra il 2007 e il 2009, si registra però un notevole incremento delle autorizzazioni in deroga...

(gli scopi) "Oltre il 73 per cento degli animali è usato per gli studi biologici di base, ricerca e sviluppo di prodotti e apparecchi per medicina umana e veterinaria. Seguono i test per la produzione e controllo di qualità per prodotti e apparecchi (il 16%) e le indagini tossicologiche, le diagnosi di malattie e la formazione. È pure in aumento l'uso di animali vivi e poi soppressi a fini didattici" (Michela Kuan, responsabile del settore antivisezione della Lav).

(le ragioni) Le stime dell'Ufficio dei consumatori Ue (Beuc) riferiscono di 197 mila cittadini morti ogni anno a causa degli effetti indesiderati dei farmaci, mentre in Italia il numero di reazioni avverse ai soli antibiotici sarebbe pari a 1643, contro le 1303 del 2008.

(i numeri in Italia) "Secondo il ministero, gli stabulari italiani accolgono 550 mila topi, mille cani nel 2007 e 600 nel 2009, 3.500 maiali nel 2007 e 2.500 nel 2009, 30 mila pesci ora dimezzati: si usano gli zebra fish, facili da manipolare geneticamente", (Giuseppe Remuzzi, coordinatore della ricerca dell'istituto Mario Negri di Bergamo)

(il commento)  ...L'obiezione alla vivisezione non si fonda solo sulle sevizie  -  maiali cui vengono lesionati i polmoni per effettuare lunghe respirazioni assistite prima di sopprimerli, impianti dentari inseriti sulle zampe dei conigli, cani cui sono strappati i denti, topi dalle zampe bruciate su piastre elettriche sono alcune delle pratiche descritte da un interessante dossier realizzato da Nemesi Animale riguardo gli stabulari lombardi....


Leggi il dossier di Nemesi Animale sui laboratori in Lombardia